Le mura sono la scenografia all’agire quotidiano ma anche gli inflessibili limiti del labirinto; la protezione dall’ignoto o il segreto rifugio di ignorate violenze.
Quanti significati assumono le mura e in quante forme vengono foggiate dall’uomo, coprotagonista di questa azione.
L’allestimento dello spettacolo è partito da queste considerazioni, unite alla consapevolezza di quanto l’ambiente urbano, di cui l’uomo è indiscusso creatore, ne abbia a sua volta condizionato fortemente l’agire.
Il risultato è un percorso scandito dai ritmi della sacra rappresentazione, in cui ogni azione, ogni passaggio della vita dell’uomo viene determinato da rituali non codificati, ma non per questo meno rigorosi, a cui di volta in volta egli si uniforma con passiva accettazione o si sottrae in un impeto di utopia anarchica.
Prende corpo tra i ciotoli della memoria e del tempo una danza antica, una danza di donne.
Scandisce il ritmo del loro avanzare una musica profonda che lancia e ritira a sé i passi della ritualità.
Un sapore questo, che si protrarrà lungo tutto lo spettacolo senza la pretesa di risolvere alcun mistero, piuttosto di rivelarlo di umanità.
Ed ecco che tutti siamo in gioco, un gioco di rimbalzi e prese, di abbandoni e ritorni.
Sei danzatori, alimentati dal respiro del pubblico, si adagiano su un luogo che non è semplicemente scenario ma è piuttosto spazio della quotidianità.
Fili di sentimenti, eventi inevitabili, incontri complessi si intrecciano per costruire la trama irregolare dell’esperienza quella che il tempo compatta e calcifica per ergere le mura della civiltà.
Sabato 13 giugno ore 21.30 Carpi