Domani, venerdì 18 maggio, alle 18, nella Chiesa di Santa Maria dei Battuti, a Cividale del Friuli, sarà inaugurata la mostra “Connessioni” di Giancarlo e Stefano Sabo. Presenterà Giuseppe Raffaelli, critico d’arte. Le opere rimarranno in esposizione fino al 24 giugno con orario: martedì e mercoledì: 20-22; giovedì e venerdì 17-22; sabato e domenica 10-22; lunedì chiuso.
L’idea della mostra nasce dalla volontà di presentare la connessione tra modalità espressive diverse, seppure eguali, di interiorità e passione, eredità di legami comuni e spinta artistica che si libera in espressioni diverse della stessa ricerca interiore. Legami e bisogno di travalicare la materia, che non è più tale ma essenza da plasmare. Segni vibranti e campiture piene, geometrie inconsce e pulsioni inquiete che trovano composizione armonica nel dipinto. Giancarlo e Stefano Sabo tracciano connessioni elettive del medesimo sentimento e desiderio di comunicare interiorità esplorate, ma da leggere e giocare sulla scacchiera della vita.
Giancarlo SaboIl Dna espressivo di Giancarlo Sabo oscilla tra minimalismo, figurazione e visioni fantascientifiche, tra realismo, memorie e tregue metafisiche. Essenziale nel suo percorso linguistico sono frattura, spostamento, l’andare e il venire, una coerente incoerenza e un’incoerente coerenza che ci segnalano un lavoro di scavo in più direzioni, interiori e parallele, tra spazi materiali e mentali. “Dalla scultura come forma alla scultura come struttura per approdare alla scultura come luogo”, è la famosa frase entrata nei manuali di storia dell’arte, con cui Carl Andre ha spiegato il senso della sua opera. “L’arte è stato d’animo angelico, geometrico. Essa si rivolge all’intelletto, non ai sensi ”, sosteneva invece Fausto Melotti. La direzione in cui si muove Giancarlo Sabo salta, scarta e vibra con grazia tra questi estremi. Il materiale e la visione sono l’essenza del suo lavoro. La necessità di una relazione fisica e reale con i materiali, che corrisponde alla necessità di un’esperienza concreta dell’opera d’arte, addita una via importante e sempre attuale alla fruizione della scultura e dell’arte in generale. I materiali non vengono mai presentati per quello che sono ma trasformati in funzione di una sintesi, per la carica di suggestione che possono trasferire. Le opere nascono quindi dall’immaginario e dallo sconvolgimento e coinvolgimento dei materiali, che si trasformano in ritmo musicale e dimensione poetica.
Stefano Sabo
Luce, composizione, segno, colore, sono i codici espressivi. Un equilibrio informale ma concreto che rimanda a una classicità espressiva non solo novecentesca. Una grammatica personale dentro a riferimenti artistici metabolizzati e consolidati. L’architettura formale genera una carica sentimentale ad alta temperatura emotiva. Percetti e affetti. È questa forse la griglia di riferimento della pittura di Stefano Sabo. Le vibrazioni attraversano le campiture e si mutano in crasi equilibrate dove pulsano colore e forma. Lo slancio del gesto attraversa lo spazio come i fosfeni nel buio. L’intrecciarsi di tutti questi elementi forma una struttura che respira in armonia, dove intervallo, assimetria, tregua, palpitazioni cromatiche intessono la superficie. Una costellazione sensibile.
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