Il 16 marzo 2023 alla Galleria Maeght di Parigi inaugurazione della mostra “Hommage” dedicata al pittore e incisore italiano Marco Del Re
Giovedì 16 marzo 2023 dalle ore 18 alle 20, avrà luogo alla Galleria Maeght di Parigi l’inaugurazione di un’importante personale di Marco Del Re, pittore e incisore italiano di levatura internazionale. Intitolata "Hommage", la mostra presenta una selezione di opere dell'artista recentemente scomparso e ci trasporta nel suo romantico e fantastico universo. Autentici inni all'architettura, alla pittura, alla musica e al teatro, gli oli su tela esposti alla Galerie Maeght sono una porta d'accesso a un viaggio nel tempo e nei grandi movimenti artistici, un tuffo nell'universo dell'artista intriso di mitologia, letteratura e poesia.
Celebrazione gioiosa e poetica dell'arte della pittura, l'opera di Marco Del Re trae ispirazione dai grandi maestri della storia dell'arte come Henri Matisse, André Derain, Georges Braque, Giorgio De Chirico e Francis Picabia. La mostra omaggio ripercorre la sua opera a partire dall'ultimo decennio del Novecento, quando l'artista si dedicò definitivamente alla pittura. Al centro del lavoro di Marco Del Re c'è il colore. I suoi grandi nudi monocromi, disponibili in rosso, blu, giallo, nero, rendono un tributo alla statuaria romana e al primitivismo italiano. Attraverso tinte accese, l'artista dona alle sue figure una nuova gioia di esistere in composizioni articolate, vitalizzate dalla presenza di una fresca gamma cromatica.
Tuttavia è nel buio che l'artista riesce ad estrarre con grande efficacia la luce più autentica della sua pittura. In alcune composizioni il nero è dominante, spesso in maniera quasi ossessiva: profondo, ovattato, drammatico, metafisico, fantastico, letterario, carico di atmosfera, ma anche allusivo a innumerevoli frammenti di memoria, rimanda a un passato lontano, mitico e arcaico. Privo di ogni connotazione malinconica, è il compagno della luce e del colore. La luce stessa diventa profonda, come un bagliore nel buio o come il bianco carbonizzato striato di vibrazioni livide e irreali. Il piacere della pittura si sprigiona in un ironico gioco compositivo. Le figure, su campiture cromaticamente vivide, sembrano incrinarsi come attraversate da una scarica elettrica.
Marco Del Re assomiglia a quelli che un tempo si chiamavano saggisti: Montaigne, Pascal, Valéry. Marco Del Re non fa poemi epici, nature morte, quadri storici, ritratti, paesaggi. Non crea universi qualificabili come il pittore romantico, surrealista, metafisico o il "pittore visionario". Il suo lavoro è un'ipotesi sulle forme che vengono accolte come una sorta di contenuto abituale della nostra cultura. Queste forme e figure che diventano la sua opera non sono più l'invenzione combinatoria al servizio di un racconto, di una scena, di una composizione. Queste figure sono prismi: i loro elementi si scontrano. Questi sono enigmi. Affermano la loro appartenenza alla pittura, cioè a una pratica materiale, a un fare, a uno stile, a un modo.
Languide odalische con la schiena nuda, inginocchiate, uomini in mezzo al fogliame, volti di profilo: i soggetti di Marco Del Re partecipano ad armonie cromatiche che provocano una sensazione di pienezza. In La Nature est morte l’artista si appropria di un oggetto feticcio dell'arte moderna, il pesce, che ritroviamo tanto nelle nature morte di Georges Braque quanto negli acquari di Henri Matisse e che manipola a suo piacimento: un elemento simbolico il cui valore dipende solo dalla disposizione delle parti del discorso pittorico. Il pittore abolisce ogni distanza tra arte maggiore e arte minore, facendo propria la dottrina della "piccola emozione estetica" di Roger Fry. I rapporti che stabilisce tra le zone colorate e le forme generano effetti sconcertanti: la forma risulta significativa in sé e per sé. L'uomo che cammina, a differenza di quello di Giacometti, non sembra mosso da una volontà sorda, da un'oscura determinazione. Avanza tenendo gli uccelli tra le mani tese. Gli oggetti che lo circondano sono parti di un dispositivo plastico, senza la minima intenzione di conferire loro un significato tragico o saturo di vertiginosa nostalgia. Vasi, acquari, fruttiere di varie forme, fiori e foglie stilizzati, alberi: ad essi non può essere attribuita alcuna funzione simbolica. I suoi oggetti hanno una funzione poetica e rifiutano di piegarsi a qualsiasi scopo, fuggendo da una sfera diversa da quella del libero esercizio della pittura.
Marco Del Re
Marco Del Re è un artista italiano nato a Roma il 21 aprile 1950 e morto a Parigi il 23 novembre 2019. Il suo lavoro, esposto dal 1988 alla Galerie Maeght, è un viaggio attraverso epoche diverse, dove tradizione classica e pittura moderna s’incontrano. L'universo di Marco Del Re è un omaggio alla Storia dell'Arte, alla mitologia, alla letteratura, accresciuto dalla sua stessa memoria, che gli conferisce originalità. Distaccato e ironico, riscrive a modo suo la storia dell'arte nel suo lavoro, che si sviluppa in riferimento alla memoria di certi periodi della pittura o dell'architettura: dipinge paesaggi industriali in rovina, città, piazze italiane, interni. Una libertà visibile nelle sue litografie, nelle sue incisioni, nei suoi dipinti.
La prima mostra personale di Marco Del Re ha luogo nel 1974, poco dopo aver co-fondato la compagnia teatrale Il Patagruppo, creando spettacoli di Antonin Artaud e Alfred Jarry. In quel periodo Marco Del Re espone quadri, disegni, carte graffiate e incise, scatole-scultura. Nel 1974 produce performance e video per Art Tapes (ora collezione della Biennale di Venezia), un'unità di produzione di video d'artista. Presenta serie di polaroid, ritoccate, graffiate (serie Sade Breton, Roussel, 1976). Nell’ambito di una ricca e prestigiosa attività espositiva internazionale, che lo vedrà presente in sedi elitarie come la Biennale di Venezia, la Quadriennale di Roma, la Triennale di Milano e la Biennale d’Istanbul, è molto significativo per l’evoluzione della sua arte, l’incontro a Milano nel 1972 con Arturo Schwarz, poeta, editore, gallerista e grande traghettatore del Surrealismo in Italia, che lo incita a proseguire lungo la strada dell’arte. Nel 1973 espone infatti in una collettiva alla Galleria Schwarz e due anni più tardi vi tiene una personale dal titolo “Il racconto di un luogo senza cieli”.
Dalla fine degli anni '70 si dedica principalmente alla pittura. Dipinge architetture, paesaggi industriali in rovina, città, piazze italiane, interni... Il suo lavoro si sviluppa facendo riferimento alla memoria di certi periodi della pittura o dell'architettura. Nel 1982 compare la figura: personaggi spesso monolitici, quasi statuari, animali, collocati in spazi architettonici. Alla fine degli anni '80 sperimenta vari materiali: dipinge su legno e ne incide la superficie patinata, esegue bassorilievi su ardesia, in gesso inciso, dipinti su marmo, disegna su carte diverse. Negli ultimi anni le sue opere sono dedicate ai grandi temi della pittura: figure femminili (serie di Muse, Grandi nudi), primitivi (Lascaux, 2011), botteghe, interni, nature morte (Strumenti, 2005), bestiari o ancora paesaggi.
Marco Del Re ama lavorare con gli artigiani per creare nuove forme di espressione. Che si tratti di creazioni su carta nepalese, kilim, arazzi per il Mobilier National, porcellane di Limoges, il pianoforte che ha creato per Pleyel o la gamma di gioielli ideati appositamente per la Galerie Maeght, la libertà, l'immaginazione e la poesia sono al centro del suo lavoro. Dedica gran parte della sua attività alle commissioni per lo spazio pubblico. In particolare, l'artista ha realizzato tre bassorilievi in gesso inciso per il foyer della Salle Pleyel di Parigi in occasione della sua riapertura nel 2006. Ha anche progettato le decorazioni per La Fontaine Gaillon, l'ex ristorante di Gérard Depardieu a Parigi, un affresco per il ristorante di Pierre Gagnaire a Seoul e la decorazione del bar dell'Hotel Burgundy a Parigi. Nel 2009 ha progettato sei sale di edifici sull'Îlot Bonnac a Bordeaux, grandi composizioni rosse e bianche. Nel 2010 ha realizzato due affreschi per una nuova unità di cura presso l'ospedale Salpêtrière, nel 2015 un affresco di 450 metri quadrati per il soffitto della rotonda dell'Hôtel Royal Évian, nel 2016 un monumentale bassorilievo per la Poudrière du Fort de Bard, a sud della Val d'Aosta.
La Galleria Maeght
La Galleria Maeght fu inaugurata nel dicembre 1945 a Parigi con la mostra su Henri Matisse. Dal 1946 Bonnard, Braque, Marchand, Rouault, Baya espongono per la prima volta nella galleria parigina. Nel 1956 Paule e Adrien Maeght aprono la loro galleria al numero 42 di rue du Bac a Parigi con una mostra di Alberto Giacometti. Vi si esibisce la nuova generazione di artisti “Maeght”: Kelly, Cortot, Bazaine, Derain, Tal Coat, Palazuelo, Chillida, Ubac, Fiedler. A loro si unirono nel 1966 Bacon, Riopelle, Tàpies, Rebeyrolle, Bury, Adami, Monory.
Nel 1964 Adrien Maeght ha creato la tipografia ARTE nel cuore di Parigi, dove da allora sono state prodotte tutte le edizioni Maeght. Con oltre 12.000 titoli pubblicati, Maeght Éditeur è riconosciuto come il più importante editore di litografie e incisioni al mondo. Oggi la galleria e la libreria Maeght sono gestite da Isabelle Maeght. Le mostre permettono a visitatori e collezionisti di trovare le opere di artisti storici come Miró, Calder, Braque, Matisse, Chagall, Tàpies, Chillida e di scoprire le opere di Gasiorowski, Rebeyrolle, Monory, Del Re, Depin, Doerflinger, Couturier, Levy.
“Con tutti gli amanti dell'arte, formiamo una catena di amicizia e passione che va avanti da generazioni. Questa è la forza della Galerie Maeght e la sua ragion d'essere: attingere alle risorse della sua storia per aiutare i talenti di oggi e confrontarsi con loro nella loro diversità" precisa Isabelle Maeght.
DOVE: Galleria Maeght · Rue du Bac 42 · 75007 Parigi
QUANDO: 16 marzo · 24 giugno 2023
ORARIO : da martedì a sabato ore 10 · 19
A CURA DI: Galleria Maeght
INFO: 0033 (0) 1 45 48 45 15 · @galeriemaeght · expo@maeght.com · paris@maeght.com ·
http://www.maeght.com