COMUNICATO STAMPA
MOSTRA PAOLO CACCIA DOMINIONI: UN ARTISTA SUL FRONTE DI GUERRA: GIOVEDI’ 16 LUGLIO ALLA BIBLIOTECA STATALE S. CRISE DI TRIESTE AVRA’ LUOGO UN INCONTRO INTITOLATO PER FOUAD, PER RICORDARE IL GRANDE SCRITTORE E SOCIOLOGO KHALED FOUAD ALLAM, CURATORE DELLA RASSEGNA PER IL TEMA AFRICANO AFRICANA
Nell’ambito della grande mostra “Paolo Caccia Dominioni. Un artista sul fronte di guerra”, domani giovedì 16 luglio alle 18 alla Biblioteca Statale S. Crise di Trieste (Largo Papa Giovanni XXIII, 6) la curatrice Marianna Accerboni e il Prof. Piergiorgio Gabassi, ordinario di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni dell’Università di Trieste, ricorderanno il grande scrittore e saggista algerino Khaled Fouad Allam, curatore della rassegna per il tema africano, recentemente scomparso. Editorialista di Repubblica, La Stampa e Il Sole 24 Ore, Allam è stato autore, tra gli altri, de Il jihadista della porta accanto (Piemme).
Attestato su posizioni innovative e moderate nel valutare il rapporto tra mondo occidentale e orientale - scrive Accerboni - Allam, che era anche un fine intenditore d’arte, si era molto appassionato alla figura e all’opera di Caccia Dominioni. Anche le posizioni di quest’ultimo nei confronti degli stranieri (per esempio gli Ascari, militi indigeni dell’Africa Orientale Italiana, componenti regolari delle nostre truppe coloniali) erano improntate a grande rispetto e partecipazione sotto il profilo umano, la stessa che Allam profondeva nei confronti del suo prossimo, a qualsiasi nazionalità appartenesse. Tant’è che molti degli amici, di cui amava circondarsi a Trieste e nel mondo, appartenevano a varie comunità e alle più diverse culture e religioni.
Quando Allam arrivò in Italia, ancora sconosciuto e alla ricerca di una collocazione, Piergiorgio Gabassi, anch’egli proveniente allora da esperienze olandesi e francesi, fu tra i primi in quel lontano 1982 ad accoglierlo e a dargli una mano nell’inserirlo nel mondo accademico. Ne nacque un rapporto speciale, un’amicizia “strana perché episodica, non costante ma radicata in quelle esperienze che uniscono”, come la definisce Gabassi, per diversi anni presidente del corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche di Gorizia e ora direttore vicario del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali.
“Non ho mai pensato a Fouad come a un sociologo” prosegue “ritengo infatti usasse il metodo etnografico, quasi etnoclinico; in questo senso penso sia stato un etnoantropologo, tipico prodotto di quell’ambiente accademico francese che si ritrova nelle istituzioni che si occupano di scienze dell’uomo”.
Seguirà la proiezione di un video inedito, girato in aprile a Venezia, che rappresenta una delle ultime testimonianze sul grande intellettuale algerino, il quale in occasione della mostra della pittrice Serena Zors Breuer aveva scritto una favola di tema ecologista dedicata a un suo quadro e ispirata all’amatissima figlia Dunia (info 335 6750946).